FISIO@AGE FISIOTERAPIA
Quando si affronta la rieducazione della scoliosi ci si trova ancora oggi con difficoltà non solo di ordine clinico ma anche psico-pedagogiche. L'approccio clinico tradizionale di tipo deterministico ripropone l'eterno dilemma sfondo-figura, interpretabile meglio con un approccio antropologico, che ci illumina alcune problematiche che costituiscono lo sfondo, individuale ma anche di riferimento culturale. Solo negli ultimi anni e con molte difficoltà si sta cercando di arrivare a dei paradigmi condivisi e che poggino su metodologie di ricerca e validazione più scientifiche. Seguire un ragazzo/a con una scoliosi è sempre una sfida alla complessità, ma anche verso la propria professione, il proprio ruolo. Personalmente ho sempre sentito gli ortopedici, scherzando, affermare che se volevano fare un dispetto ad un collega gli indirizzavano un ragazzo/a con la scoliosi.
Lo stesso si può affermare per i Fisioterapisti, la maggior parte dei quali non amano trattare questa sindrome. Studiare la Scoliosi è come affrontare una scommessa sapendo che molti si sono cimentati con pochi successi da vantare. Grazie a molti studiosi, gruppi di lavoro, enti e associazioni come il Gruppo di Studio della Scoliosi e delle patologie vertebrali (GSS), l'Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale (ISICO) e da qualche anno la Società Scientifica internazionale per lo studio del trattamento non chirurgico (ortopedico e riabilitativo) della scoliosi (SOSORT), ora è presente un network di professionisti che si scambiano informazioni e che si battono per trovare degli standard nel trattamento.
La scoliosi non è una sindrome dei tempi moderni. Non è certamente legata alla società contadina rispetto a quella industriale o post-moderna. Nella filogenesi è presente da quando l’uomo o meglio i primi ominidi raggiunsero la stazione eretta (Homo Erectus) con lo sviluppo del labirinto nella sua componente verticale (canali semicircolari). Studi e ricerche di Paleopatologia ci indicano che già nell’età della pietra abbiamo rappresentata una colonna scoliotica congenita1, molto prima di Ippocrate che la inquadrò nosologicamente. Ancora arretrando nel tempo malformazioni scoliotiche si ritrovano in tutti gli animali bipedi come per esempio nelle galline, che per questo sono state oggetto di studio.
Il “Ragazzo di Turkana” è il nome con cui è comunemente conosciuto il fossile KNM-WT 150002, probabilmente il più antico scheletro fossile in cui è repertabile una scoliosi.
Da segnalare anche lo scheletro di donna con rachitismo nella sepoltura trìsoma di Dolni-Pavlov nella Repubblica Ceca scoperta nel 1986, e datata 27.000 anni.
Interessante è il ritrovamento ad Ercolano di uno scheletro di una giovinetta affetta da una grave scoliosi ad S italica dorso-lombare con apici D12 e L4 . Più recentemente sono anche interessanti gli scheletri “eccellenti” esumati di Giovanna d'Austria morta a 31 anni per le conseguenze da parto e della Granduchessa Cristina di Lorena (1565-1636), moglie di Ferdinando I, entrambe affette da gravi scoliosi.
Anche dal punto strettamente clinico per la cura della scoliosi si rivela interessante l'analisi storica.
La storia della scoliosi e delle sue cure da Ippocrate al secolo scorso non ha subito particolari variazioni.
Galeno di Pergamo (129 d.C.–216 d.C.) 200 anni ante Cristo è un anatomista che descrive i muscoli del rachide e crea il termine di scoliosi, del greco che significa tortuoso. Raccomanda la ginnastica medica e l'idroterapia. E' colui che ha tramandato il corpo Ippocratico che tra l'altro prevedeva per primo la correzione del gibbo scoliotico attraverso lo "scammon " o letto attrezzato di argani e di pulegge che associano trazione e spinta a livello della gibbosità.
Per il trattamento ortesico-correttivo fino al secolo scorso si utilizzavano trazioni e sospensioni assiali, fin dal primo apparecchio a sospensione proposto da Francis Glisson nel 1677. Il primo corsetto di elongazione si ha con Guillaume Levacher de la Feutrie, che nel suo trattato del Rakitis, descrive degli apparecchi di estensione ileo-capitale, antenati del corsetto di Milwaukee.
Solo con il miglioramento della tecnologia e con l'introduzione dei corsetti gessati nel 1800 è stato possibile arrivare ai corsetti moderni ed al gesso in EDF.
E' solo nel 1954 che Yves Cotrel di Berck codifico’ la realizzazione di un gesso che combina decubito dorsale, trazione longitudinale o elongazione derotazione e flessione laterale che restano la base della correzione gessata delle scoliosi.
Anche il trattamento con l'esercizio fisico in 2000 anni non ha subito grandi rivoluzioni. Tutte le teorie e tecniche, sia di impostazione analitico-muscolare che posturale non hanno prodotto una casistica e sono rimaste legate alle idee del loro fondatore piuttosto che ad una metodologia di lavoro.
1 B.D. Brothwell, A.T. Sandison. (1967) Diseases in Antiquity. C.C. Thomas, Springfield.
2 Kenya National Museum - West Turkana. 15.000 è il numero di catalogo del reperto
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